SPIGOLATURE: In questa pagina inserirò tutte quelle notizie spicciole, curiosità e perchè nò, polemiche, riguardanti argomenti filatelici o storicopostali.
Bonaria polemica apparsa su FILATELIA n. 136 nella Rubrica Trubuna Libera
- Facendo riferimento al Suo articolo "Sovrastampe ufficiali e sovrastampe private sui francobolli durante la R.S.I." apparso a pag. 46 del N. 134 di "FILATELIA", caro rag. Rossignoli, ci permetta alcuni appunti.
Tutto giusto quanto Lei afferma, ma non le sembra che un certo grado di colpa per i nostri errori sia Suo?
Ella, al riparo delle Circolari ed Ordinanze dell'Ufficio Provinciale Poste e Telegrafi di Novara (le ormai famose circolari "Rossignoli"), come un ragno dalla propria tela aspetta che incaute mosche (vero ing. Bonucci?), o sprovveduti moscerini, incappino in essa, per poi balzar fuori ed intrappolarle. Perchè non rende note, una volta per tutte, le numerose ordinanze e decreti che ha la fortuna di possedere, magari affidandole per la pubblicazione all'amico Ausilio?(Editore di Filatelia)
In tal modo eviterebbe che molti cultori di storia postale della R.S.I. (sprovveduti comme noi) incappino in marchiani errori, attingendo notizie da altre finti, evidentemente poco attendibili, quali ad esempio il volume del CASARICO "Affrancature tollerate 1943-1946" a pag. 7 paragrafo settimo (a proposito, come Le è sfuggita questa mosca?).
Quanto poi al fatto, che Lei contesta, che i francobolli recanti l'effige di Vittorio Emanuele III furono tacitamente tollerati fino al 15 marzo 1944, Le possiamo assicurare che noi tolleriamo (più o meno tacitamente) le rispettive suocere senza che esse siano necessariamente fuori corso. Come ultima osservazione, l'infelice frase da noi scritta "tra tanta penuria di francobolli sembra infatti che bastasse cancellare con qualche simbolo o scritta attinente al nuovo regime l'effige reale, per sfuggire alla tassazione" risulta statisticamente confermata dal confronto comparativo dei pezzi con sovrastampa privata regolarmente passati per posta con quelli tassati, unico metodo valido in tanto "bailamme" postale.
Antonio A. Piga e Giovanni Gay (C.S.I. di S.P.)
Bonaria polemica apparsa su FILATELIA n. 136 nella Rubrica Trubuna Libera
- Facendo riferimento al Suo articolo "Sovrastampe ufficiali e sovrastampe private sui francobolli durante la R.S.I." apparso a pag. 46 del N. 134 di "FILATELIA", caro rag. Rossignoli, ci permetta alcuni appunti.
Tutto giusto quanto Lei afferma, ma non le sembra che un certo grado di colpa per i nostri errori sia Suo?
Ella, al riparo delle Circolari ed Ordinanze dell'Ufficio Provinciale Poste e Telegrafi di Novara (le ormai famose circolari "Rossignoli"), come un ragno dalla propria tela aspetta che incaute mosche (vero ing. Bonucci?), o sprovveduti moscerini, incappino in essa, per poi balzar fuori ed intrappolarle. Perchè non rende note, una volta per tutte, le numerose ordinanze e decreti che ha la fortuna di possedere, magari affidandole per la pubblicazione all'amico Ausilio?(Editore di Filatelia)
In tal modo eviterebbe che molti cultori di storia postale della R.S.I. (sprovveduti comme noi) incappino in marchiani errori, attingendo notizie da altre finti, evidentemente poco attendibili, quali ad esempio il volume del CASARICO "Affrancature tollerate 1943-1946" a pag. 7 paragrafo settimo (a proposito, come Le è sfuggita questa mosca?).
Quanto poi al fatto, che Lei contesta, che i francobolli recanti l'effige di Vittorio Emanuele III furono tacitamente tollerati fino al 15 marzo 1944, Le possiamo assicurare che noi tolleriamo (più o meno tacitamente) le rispettive suocere senza che esse siano necessariamente fuori corso. Come ultima osservazione, l'infelice frase da noi scritta "tra tanta penuria di francobolli sembra infatti che bastasse cancellare con qualche simbolo o scritta attinente al nuovo regime l'effige reale, per sfuggire alla tassazione" risulta statisticamente confermata dal confronto comparativo dei pezzi con sovrastampa privata regolarmente passati per posta con quelli tassati, unico metodo valido in tanto "bailamme" postale.
Antonio A. Piga e Giovanni Gay (C.S.I. di S.P.)
I "gemelli" più rari di Antonio A. Piga
Chi si occupa di Filatelia e di Storia Postale in particolare, sa cosa sono le affrancature "gemelle".
Per chi ancora non lo sapesse, dirò che si tratta di particolari affrancature composte da due o più francobolli di uguale valore facciale, ma provenienti da emissioni diverse.
In periodo di Repubblica Sociale Italiana, a seguito delle note vicende storiche, ci si può imbattere in svariate e, spesso rare, affrancature "gemelle".
Ne voglio segnalare una in particolare, che non è citata da nessun Catalogo, eppure a mio parere la ritengo, la più rara, fra quelle riscontrabili in questo periodo.
Si tratta della coppia dei francobolli da 20c. provenienti dalla prima e dalla seconda serie "Monumenti distrutti" di cui presento le figure.
Nella mia ormai lunga militanza filatelica, rivolta quasi esclusivamente allo studio e alla ricerca della Storia Postale della RSI, ne ho posseduto una sola lettera.
Una attenta ricerca fatta attraverso l’esame di collezioni, esposizioni filateliche e il sistematico controllo dei cataloghi d’asta, mi hanno permesso l’individuazione di pochissimi altri documenti ( una decina) di questa rara affrancatura.
Indubbiamente la mia ricerca, per quanto approfondita, è pur sempre estremamente parziale, se paragonata a tutta la massa di documenti che esiste di questo periodo, essa dimostra però l’indiscussa rarità di questa affrancatura “gemella” che meriterebbe maggiore considerazione da parte dei Cataloghi.
Percentualmente è sempre una affrancatura di rarità estrema che ogni collezionista di Repubblica Sociale dovrebbe ambire di annoverare nelle sue collezioni.
Chi si occupa di Filatelia e di Storia Postale in particolare, sa cosa sono le affrancature "gemelle".
Per chi ancora non lo sapesse, dirò che si tratta di particolari affrancature composte da due o più francobolli di uguale valore facciale, ma provenienti da emissioni diverse.
In periodo di Repubblica Sociale Italiana, a seguito delle note vicende storiche, ci si può imbattere in svariate e, spesso rare, affrancature "gemelle".
Ne voglio segnalare una in particolare, che non è citata da nessun Catalogo, eppure a mio parere la ritengo, la più rara, fra quelle riscontrabili in questo periodo.
Si tratta della coppia dei francobolli da 20c. provenienti dalla prima e dalla seconda serie "Monumenti distrutti" di cui presento le figure.
Nella mia ormai lunga militanza filatelica, rivolta quasi esclusivamente allo studio e alla ricerca della Storia Postale della RSI, ne ho posseduto una sola lettera.
Una attenta ricerca fatta attraverso l’esame di collezioni, esposizioni filateliche e il sistematico controllo dei cataloghi d’asta, mi hanno permesso l’individuazione di pochissimi altri documenti ( una decina) di questa rara affrancatura.
Indubbiamente la mia ricerca, per quanto approfondita, è pur sempre estremamente parziale, se paragonata a tutta la massa di documenti che esiste di questo periodo, essa dimostra però l’indiscussa rarità di questa affrancatura “gemella” che meriterebbe maggiore considerazione da parte dei Cataloghi.
Percentualmente è sempre una affrancatura di rarità estrema che ogni collezionista di Repubblica Sociale dovrebbe ambire di annoverare nelle sue collezioni.
LA PORTALETTERE AVEVA RAGIONE di Antonio A. Piga
Durante le ricerche che ho effettuato presso l'Archivio dell'Istituto Storico della Resistenza di Genova, tendenti a rintracciare la documentazione comprovante l'uso della Censura Postale da parte delle forze Partigiane nella "REPUBBLICA DI TORRIGLIA" - il cui risultato, per chi ne fosse interessato, può leggerlo nel capitolo ad essa dedicato nell'indice - mi sono imbattuto in due documenti che meritano di essere portati all'attenzione dei cultori della storia della Posta.
I due documenti si rifanno ad un episodio avvenuto a Genova successivamente al 25 aprile 1945, data della caduta della R.S.I.
Il primo documento (Fig. 1) è, una richiesta manoscritta fatta da "Comitato Liberazione Nazionale Zona S. Desiderio" presumibilmente alla portalettere Villa Iolanda (o forse all'Ufficio Postale, non è molto chiaro), che recita testualmente:
"Ti preghiamo consegnare, e dare corso alla posta del Sig. Brigante Nero Antola, che gli accordi con la porta lettere sono già stati presi, cioè avvertendo qualora avesse corrispondenza del sopra indicato.
In fede D.B. (Comitato di Liberazione Nazionale - Settore S. Desiderio".
Il secondo documento (Fig. 2) datato 24/5/45, è dell'Amministrazione delle Poste e dei Telegrafi, ed è indirizzato al Comitato Liberazione Nazionale di S. Desiderio - Genova, il quale ha per oggetto: Sequestro corrispondenza:
E prosegue:
"La portalettere di S. Desiderio,Villa Iolanda ha informato lo scrivente che codesto Comitato desiderava ritirare la corrispondenza indirizzata alla famiglia Antola, Via alla Chiesa S. Desiderio 39.
A scanso di responsabilità nei confronti della portalettere si informa che la stessa è tenuta a consegnare la corrispondenza all'indirizzo del destinatario.
Qualora codesto Comitato credesse opportuno mettere il fermo su tale corrispondenza è bene e necessario che siano presi accordi con lo scrivente.
Si segnala per regola d'ufficio.
Il Comitato Liberazione Nazionale Postelegrafonico (Comitato di Liberazione Nazionale Poste e Telegrafi - Genova - C.L.N.)
Dalla lettura di questi due documenti si può dedurre chè, malgrado la situazione di emergenza che inevitabilmente si era ingenerata con la caduta della R.S.I., che poteva portare anche a dei veri e propri arbitri, e a cui era oggettivamente difficile resistere, la legge era ancora presente; e quello che più conta, veniva fatta rispettare.
Durante le ricerche che ho effettuato presso l'Archivio dell'Istituto Storico della Resistenza di Genova, tendenti a rintracciare la documentazione comprovante l'uso della Censura Postale da parte delle forze Partigiane nella "REPUBBLICA DI TORRIGLIA" - il cui risultato, per chi ne fosse interessato, può leggerlo nel capitolo ad essa dedicato nell'indice - mi sono imbattuto in due documenti che meritano di essere portati all'attenzione dei cultori della storia della Posta.
I due documenti si rifanno ad un episodio avvenuto a Genova successivamente al 25 aprile 1945, data della caduta della R.S.I.
Il primo documento (Fig. 1) è, una richiesta manoscritta fatta da "Comitato Liberazione Nazionale Zona S. Desiderio" presumibilmente alla portalettere Villa Iolanda (o forse all'Ufficio Postale, non è molto chiaro), che recita testualmente:
"Ti preghiamo consegnare, e dare corso alla posta del Sig. Brigante Nero Antola, che gli accordi con la porta lettere sono già stati presi, cioè avvertendo qualora avesse corrispondenza del sopra indicato.
In fede D.B. (Comitato di Liberazione Nazionale - Settore S. Desiderio".
Il secondo documento (Fig. 2) datato 24/5/45, è dell'Amministrazione delle Poste e dei Telegrafi, ed è indirizzato al Comitato Liberazione Nazionale di S. Desiderio - Genova, il quale ha per oggetto: Sequestro corrispondenza:
E prosegue:
"La portalettere di S. Desiderio,Villa Iolanda ha informato lo scrivente che codesto Comitato desiderava ritirare la corrispondenza indirizzata alla famiglia Antola, Via alla Chiesa S. Desiderio 39.
A scanso di responsabilità nei confronti della portalettere si informa che la stessa è tenuta a consegnare la corrispondenza all'indirizzo del destinatario.
Qualora codesto Comitato credesse opportuno mettere il fermo su tale corrispondenza è bene e necessario che siano presi accordi con lo scrivente.
Si segnala per regola d'ufficio.
Il Comitato Liberazione Nazionale Postelegrafonico (Comitato di Liberazione Nazionale Poste e Telegrafi - Genova - C.L.N.)
Dalla lettura di questi due documenti si può dedurre chè, malgrado la situazione di emergenza che inevitabilmente si era ingenerata con la caduta della R.S.I., che poteva portare anche a dei veri e propri arbitri, e a cui era oggettivamente difficile resistere, la legge era ancora presente; e quello che più conta, veniva fatta rispettare.