QUANDO L'ITALIA TOLLERAVA - nuovo tentativo di classificazione delle affrancature di emergenza di Antonio A. Piga e Giovanni Gay
Questo articolo è apparso sulla Rivista FILATELIA n. 134
Questo articolo è apparso sulla Rivista FILATELIA n. 134
Dopo aver fatto tanto di capello all'ing. BONUCCI per il suo immane lavoro di analisi delle affrancature di emergenza del periodo 1943-46 (a proposito a quando la sintesi?), dopo aver ammirato gli analoghi sforzi di CASARICO, CHIAPPA,GIANNETTO, MAGGIOLO, MONTI, ROSSI, ROSSIGNOLI e SPINELLI e ci scusiamo con quelli non nominati per improvvisa amnesia, sia consentito a noi modestissimi ultimi arrivati in questo battutissimo campo di ricerca, di tentare (sia ben chiaro: senza alcuna pretesa) un nuovo approccio.
La nostra classificazione si basa sulla "tolleranza" effettiva dei vari tipi di affrancature di emergenza. Prende quindi in considerazione solo pezzi effettivamente passati per posta, suddividendoli in diverse classi a seconda del loro "grado di tolleranza".
CLASSE A: Vi appartengono affrancature "non ortodosse", ma che risultano autorizzate dalle autorità postali in determinate circoscrizioni ed in determinati periodi di tempo. Sono quindi affrancature perfettamente regolari dal punto di vista legale per i tempi in cui sono state effettuate.
CLASSE B: Affrancature come sopra, ma usate in luoghi o in periodi di tempo in cui non risultano (per mancanza od ignoranza di documentazione) siano state autorizzate. Le affrancature di questa classe, quindi, potrebbero teoricamente passare nella classe A qualora si trovassero decreti con la relativa autorizzazione.
CLASSE C: Affrancature che non risultano siano mai state autorizzate in nessun luogo. Anche queste affrancature sono in teoria suscettibili di passaggio nei gruppi precedenti in seguito a ritrovamenti di decreti od ordinanze.
CLASSE D: Affrancature espressamente vietate.
CLASSE E: Affrancature che per la loro natura possono essere considerate vietate per due o più motivazioni diverse. Sono quelle con grado di tolleranza più elevato, ed il fatto che siano state accettate senza tassazione, è indice di quanto alcuni uffici postali fossero in quel tempo di manica larga.
E' nostra intenzione prendere in esame alcune affrancature caratteristiche del periodo, per illustrare la suddetta catalogazione.
1) Corrispondenza da "zona sprovvista di francobolli". La Direzione Provinciale delle Poste e dei Telegrafi di Novara (2-11-1943, Circolare n. 82) imponeva di consegnare le corrispondenze all'ufficio postale che le avrebbe munite del bollo T.S. (Tassa Speciale) e della cifra importo della affrancatura. Gli uffici di destinazione avrebbero percepito dal destinatario l'affrancatura semplice. Più tardi (Circolare n. 4 del 18-1-44) la stessa Direzione Provinciale autorizzava il pubblico ad impostare direttamente la corrispondenza senza affrancatura mentre l'ufficio postale avrebbe seguito la solita procedura. Gli uffici drstinatari dovevano convertire le tasse semplici di affrancatura in segnatasse, qualora ne fossero ancora provvisti. Risulta inoltre da questa e altre circolari, che tale procedura era autorizzata in tutto il territorio della R.S.I. Sempre riguardo al bollo T.S. risulta (Circolare n. 42 del 22-4-44 della D.P.P.T. di Novara) che era vietato applicarlo sulla corrispondenza diretta all'estero.
La stessa D.P. con circolare n. 82 del 28-12-45 revoca l'autorizzazione all'uso di questa particolare affrancatura a partire dall'1-1-46. Il periodo di validità legale del bollo T.S. può quindi essere compreso tra il 2-11-43 e l'1-1-46. In tale periodo tutte le affrancature di questo tipo saranno da classificarsi nella Classe A. Prima del 2-11-43 saranno inserite nella Classe B, mentre eventuali affrancature dirette all'estero (espressamente vietate) dovranno essere poste nella Classe D. Egualmente nella Classe D dovranno essere classificati i bolli T.S. applicati dopo l'1-1-46 (essendo stati posti chiaramente fuori corso).
Nella Fig. 1 e 2 è illustrata la rigida applicazione delle disposizioni suesposte. Si tratta di due buste partite lo stesso giorno (13-12-43) dallo stesso ufficio postale (Acqui) e dirette nella stessa località (Conegliano Veneto) dove giungono entrambe il 17-12-43. La busta in Fig. 1 reca manoscritto "zona sprovvista di bollo" non convalidato dal timbro R.R. POSTE T.S. Per questo motivo l'ufficio di Conegliano tassava la corrispondenza per il doppio del porto richiesto (segnatasse da L. 1). La busta della Fig. 2 reca invece il regolamentare bollo T.S. ed a Conegliano viene riscossa la semplice affrancatura con un segnatasse da Cent. 50.
La Fig. 3 illustra una cartolina da Tiglieto (10-7-44) per Ovada. Si legge "zona sprovvista di bolli" senza convalida col timbro T.S. Malgrado ciò la cartolina non risulta tassata e l'importo probabilmente è stato riscosso all'arrivo, però senza l'applicazione dei segnatasse.
In Fig. 4 è illustrata una cartolina da Viarigi (Asti) a Genova del 21-12-43. Manca il segnatasse in arrivo (però l'apposizione dei segnatasse, come visto in precedenza, non era obbligatoria). Di caratteristico il bollo POSTE T.S. scalpellato delle lettere R.R. Dopo l' 8 Settembre 1943 la regola sarebbe sta quella di procedere alla "epurazione" dei bolli con scritte referentesi alla monarchia, ma a quanto ci risulta questa prassi rappresentava invece l'eccezione.
In Fig. 5 è rappresentato un uso diverso del bollo T.S. Si tratta di una busta in partenza da Predosa (Alessandria) il 9-2-45 e diretta a Domodossola (Novara) con timbro di arrivo al retro del 20-2-45. Sulla busta non figura nessun francobollo nè alcuna indicazione per giustificarne la mancanza. La missiva viene quindi tassata con l'apposizione di un bollo T ed in arrivo, mancando evidentemente i segnatasse e probabilmente anche un timbro T, viene applicato un francobollo per pacchi postali da L. 2 (il doppio del porto) usandolo come segnatasse mediante l'apposizione del bollo "POSTE T.S." La cosa rientra nelle norme come comunicato con una circolare della D.P.P.T. di Novara, che vedremo trattando in una prossima nota di questo argomento. Da notare l'uso di un bollo scalpellato delle lettere R.R.
Nota
Il bollo "R.P. PAGATO" che in verità dopo l' 8 Settembre 43 avrebbe dovuto essere scalpellato della lettera R veniva apposto sulle corrispondenze, con l'indicazione manoscritta del porto riscosso, ad indicare che l'importo dell'affrancatura era stato regolarmente pagato dal mittente. Il 10-1-44 la D.P.P.T. di Torino ne autorizzava l'uso per le circoscrizioni di Torino ed Aosta. La D.P.P.T. di Novara, invece, concedeva l'autorizzazione ad avvalersi di tale forma di pagamento delle tasse postali solo a Comuni, Enti e Ditte che avessero aperto presso gli uffici postali appositi Conti di Credito (Circolare N. 4 del 18-1-44). La stessa D.P.P.T. avvertiva gli uffici dipendenti in data 3-4-44 (Circolare N. 35) che anche la D.P.P.T. di Cuneo aveva autorizzato l'uso del bollo "R.P.PAGATO".
Risulta che sia a Torino ed Aosta, sia per Cuneo non era necessaria l'apertura del Conto di Credito. Disposizioni analoghe circa l'uso di questo bollo furono diramate dalle D.P.P.T. di ALESSANDRIA, VENEZIA, PARMA e BELLUNO. Anche di questa affrancatura (vedi la già citata Circolare N. 42 del 22-4-44 del D.P.P.T. di Novara) era stato espressamente vietato l'uso per corrispondenze dirette all'estero. Perciò la lettera spedita da Iseo il 3-8-44 e diretta a Istambul, illustrata nel N. 111 di FILATELIA a pag. 38 e segnalata dal Sig. Aldo Rossi di Montecatini rappresenterebbe un classico esempio da catalogare nella classe D.
Il 29-1-45 la D.P.P.T. di Novara con Circolare n. 8 revoca l'autorizzazione all'uso del bollo R.P. PAGATO in quanto risulta che tutti gli uffici sono provvisti di regolari francobolli.
Fig. 6: Lettera in partenza da San Remo per Legino (Savona) in data 22-1-44. Al retro vi è il bollo di arrivo a Legino del 24-1-44. La quartina del recapito autorizzato da Cent. 10 è invece annullata in data 26-1 ed il bollo T.S. è applicato sotto la quartina. L'affrancatura di Cent. 40 è anomala sia essa da considerarsi come tassa semplice (ed in tal caso il bollo T.S. deve ritenersi apposto in partenza per indicare zona sprovvista di francobolli), sia come tassa doppia (ed allora il T.S. starebbe ad indicare l'uso dei recapiti autorizzati in luogo dei regolari segnatasse).
Fig. 7: Bollo R.P. PAGATO ed importo manoscritto di L. 1,75 per un espresso in partenza da Aosta il 25-1-44 per Genova. E' uno dei primi giorni d'uso.
Fig. 8: Lettera in partenza da Aosta per Genova il 2-2-44. Interessante l'uso, ad otto giorni di distanza dal bollo illustrato in Fig. 7, di un timbro completamente diverso (lunghezza 31 mm. contro i 34 mm. del precedente) e per di più scalpellato (molto maldestramente) delle lettere R.P. manoscritto, si nota l'importo riscosso di L. 0,50.
In Fig. 9 è illustrata una cartolina da Demonte (Cuneo) dell' 1-4-44. Il bollo R.P. PAGATO è di quelli non scalpellati e l'importo manoscritto di L. 0,30. Notevole la data di spedizione che dovrebbe essere uno dei primi, se non il primo giorno di uso regolarmente autorizzato. Infatti la D.P.P.T. di Novara avvertiva i propri uffici (in data 3-4-44) dell'avvenuta autorizzazione da parte della consorella di Cuneo all'uso del suddetto bollo. Può sembrare ragionevole che l'inizio di una nuova prassi coincidesse con il primo giorno del mese (anche se il mese in questione era quello di....Aprile !).
La Fig. 10 illustra l'uso del bollo R.P. PAGATO su di un piego spedito da Villafranca d'Asti il 25-4-44. Asti non figura tra le Direzioni Provinciali che abbiano autorizzato tale uso.
In Fig. 11 è illustrata una busta raccomandata in partenza da Savona il 19-7-44 per la città. Il bollo R.P. PAGATO risulta scalpellato delle lettere R.P. e non vi è traccia dell'ammontare della cifra riscossa a pagamento della tariffa postale. Anche Savona non figura tra le Direzioni Provinciali autorizzanti tale procedura.
Ritornando ora alla classificazione da noi proposta abbiamo: la busta della Fig. 1 è fuori classificazione in quanto si tratta di una normale lettera tassata perchè priva di affrancatura. Appartengono alla Classe A i documenti riportati alle Fig. 2, 4, 5 (per quanto attiene l'uso di francobolli per pacchi come segnatasse) e Fig. 6 (comunque sia l'interpretazione del bollo T.S.), 7, 8 e 9.
La cartolina della Fig. 3 appartiene alla Classe C, metre i documenti delle Fig. 10 e 11 appartengono alla Classe B.
Ci rendiamo perfettamente conto che tale classificazione apparirà macchinosa e difficile; ha però il pregio, a nostro avviso, di essere esclusivamente fondata sulla storia postale e di obbligare ad un attento studio di ogni pezzo. Più che per una possibile quotazione puramente commerciale vediamo in essa un efficace mezzo didatico e di ricerca estremamente utile per tentare di metter ordine in tale periodo di caos postale. Non escludiamo comunque la possibilità di tale quotazione; essa sarà resa possibile con l'aiuto di quanti, appassionati di storia postale di questo periodo, vorranno collaborare creando un vero e proprio gruppo di studio (sempre che la nostra classificazione riscuota consensi e venga accettata). Di ciò comunque si potrà riparlare alla fine di questa serie di articoli; anzi fin d'ora invitiamo i lettori ad esprimere il loro parere sia esso favorevole o contrario.
Riportiamo per ultimo in Fig. 12, un avviso di ricevuta con un timbro lineare "RUSSO ELVI" e, al posto del francobollo, la cifra riscossa L. 1. Si tratta di di un timbretto di origine privata della Signora Frausin Elvira nata Russo che prestava servizio presso l'ufficio postale di via Giorgio Vasari a Trieste. Sembra che questa prassi fosse normalmente usata dal suddetto ufficio postale per indicare la riscossione anticipata del porto. Alcune di queste strane affrancature furono tassate, altre invece accettate come regolari. Quella da noi illustrata, passata regolarmente per posta, reca il timbro di Trieste in data 19-5-45 e quello di arrivo di Porto d'Ischia (Napoli) del 18-8-45.
Dati i tempi, tre mesi per andare da Trieste ad Ischia non sembrano nemmeno molti se confrontati con quelli odierni. Secondo la nostra classificazione quest'ultimo esempio di affrancatura va posto nella classe C.
La nostra classificazione si basa sulla "tolleranza" effettiva dei vari tipi di affrancature di emergenza. Prende quindi in considerazione solo pezzi effettivamente passati per posta, suddividendoli in diverse classi a seconda del loro "grado di tolleranza".
CLASSE A: Vi appartengono affrancature "non ortodosse", ma che risultano autorizzate dalle autorità postali in determinate circoscrizioni ed in determinati periodi di tempo. Sono quindi affrancature perfettamente regolari dal punto di vista legale per i tempi in cui sono state effettuate.
CLASSE B: Affrancature come sopra, ma usate in luoghi o in periodi di tempo in cui non risultano (per mancanza od ignoranza di documentazione) siano state autorizzate. Le affrancature di questa classe, quindi, potrebbero teoricamente passare nella classe A qualora si trovassero decreti con la relativa autorizzazione.
CLASSE C: Affrancature che non risultano siano mai state autorizzate in nessun luogo. Anche queste affrancature sono in teoria suscettibili di passaggio nei gruppi precedenti in seguito a ritrovamenti di decreti od ordinanze.
CLASSE D: Affrancature espressamente vietate.
CLASSE E: Affrancature che per la loro natura possono essere considerate vietate per due o più motivazioni diverse. Sono quelle con grado di tolleranza più elevato, ed il fatto che siano state accettate senza tassazione, è indice di quanto alcuni uffici postali fossero in quel tempo di manica larga.
E' nostra intenzione prendere in esame alcune affrancature caratteristiche del periodo, per illustrare la suddetta catalogazione.
1) Corrispondenza da "zona sprovvista di francobolli". La Direzione Provinciale delle Poste e dei Telegrafi di Novara (2-11-1943, Circolare n. 82) imponeva di consegnare le corrispondenze all'ufficio postale che le avrebbe munite del bollo T.S. (Tassa Speciale) e della cifra importo della affrancatura. Gli uffici di destinazione avrebbero percepito dal destinatario l'affrancatura semplice. Più tardi (Circolare n. 4 del 18-1-44) la stessa Direzione Provinciale autorizzava il pubblico ad impostare direttamente la corrispondenza senza affrancatura mentre l'ufficio postale avrebbe seguito la solita procedura. Gli uffici drstinatari dovevano convertire le tasse semplici di affrancatura in segnatasse, qualora ne fossero ancora provvisti. Risulta inoltre da questa e altre circolari, che tale procedura era autorizzata in tutto il territorio della R.S.I. Sempre riguardo al bollo T.S. risulta (Circolare n. 42 del 22-4-44 della D.P.P.T. di Novara) che era vietato applicarlo sulla corrispondenza diretta all'estero.
La stessa D.P. con circolare n. 82 del 28-12-45 revoca l'autorizzazione all'uso di questa particolare affrancatura a partire dall'1-1-46. Il periodo di validità legale del bollo T.S. può quindi essere compreso tra il 2-11-43 e l'1-1-46. In tale periodo tutte le affrancature di questo tipo saranno da classificarsi nella Classe A. Prima del 2-11-43 saranno inserite nella Classe B, mentre eventuali affrancature dirette all'estero (espressamente vietate) dovranno essere poste nella Classe D. Egualmente nella Classe D dovranno essere classificati i bolli T.S. applicati dopo l'1-1-46 (essendo stati posti chiaramente fuori corso).
Nella Fig. 1 e 2 è illustrata la rigida applicazione delle disposizioni suesposte. Si tratta di due buste partite lo stesso giorno (13-12-43) dallo stesso ufficio postale (Acqui) e dirette nella stessa località (Conegliano Veneto) dove giungono entrambe il 17-12-43. La busta in Fig. 1 reca manoscritto "zona sprovvista di bollo" non convalidato dal timbro R.R. POSTE T.S. Per questo motivo l'ufficio di Conegliano tassava la corrispondenza per il doppio del porto richiesto (segnatasse da L. 1). La busta della Fig. 2 reca invece il regolamentare bollo T.S. ed a Conegliano viene riscossa la semplice affrancatura con un segnatasse da Cent. 50.
La Fig. 3 illustra una cartolina da Tiglieto (10-7-44) per Ovada. Si legge "zona sprovvista di bolli" senza convalida col timbro T.S. Malgrado ciò la cartolina non risulta tassata e l'importo probabilmente è stato riscosso all'arrivo, però senza l'applicazione dei segnatasse.
In Fig. 4 è illustrata una cartolina da Viarigi (Asti) a Genova del 21-12-43. Manca il segnatasse in arrivo (però l'apposizione dei segnatasse, come visto in precedenza, non era obbligatoria). Di caratteristico il bollo POSTE T.S. scalpellato delle lettere R.R. Dopo l' 8 Settembre 1943 la regola sarebbe sta quella di procedere alla "epurazione" dei bolli con scritte referentesi alla monarchia, ma a quanto ci risulta questa prassi rappresentava invece l'eccezione.
In Fig. 5 è rappresentato un uso diverso del bollo T.S. Si tratta di una busta in partenza da Predosa (Alessandria) il 9-2-45 e diretta a Domodossola (Novara) con timbro di arrivo al retro del 20-2-45. Sulla busta non figura nessun francobollo nè alcuna indicazione per giustificarne la mancanza. La missiva viene quindi tassata con l'apposizione di un bollo T ed in arrivo, mancando evidentemente i segnatasse e probabilmente anche un timbro T, viene applicato un francobollo per pacchi postali da L. 2 (il doppio del porto) usandolo come segnatasse mediante l'apposizione del bollo "POSTE T.S." La cosa rientra nelle norme come comunicato con una circolare della D.P.P.T. di Novara, che vedremo trattando in una prossima nota di questo argomento. Da notare l'uso di un bollo scalpellato delle lettere R.R.
Nota
Il bollo "R.P. PAGATO" che in verità dopo l' 8 Settembre 43 avrebbe dovuto essere scalpellato della lettera R veniva apposto sulle corrispondenze, con l'indicazione manoscritta del porto riscosso, ad indicare che l'importo dell'affrancatura era stato regolarmente pagato dal mittente. Il 10-1-44 la D.P.P.T. di Torino ne autorizzava l'uso per le circoscrizioni di Torino ed Aosta. La D.P.P.T. di Novara, invece, concedeva l'autorizzazione ad avvalersi di tale forma di pagamento delle tasse postali solo a Comuni, Enti e Ditte che avessero aperto presso gli uffici postali appositi Conti di Credito (Circolare N. 4 del 18-1-44). La stessa D.P.P.T. avvertiva gli uffici dipendenti in data 3-4-44 (Circolare N. 35) che anche la D.P.P.T. di Cuneo aveva autorizzato l'uso del bollo "R.P.PAGATO".
Risulta che sia a Torino ed Aosta, sia per Cuneo non era necessaria l'apertura del Conto di Credito. Disposizioni analoghe circa l'uso di questo bollo furono diramate dalle D.P.P.T. di ALESSANDRIA, VENEZIA, PARMA e BELLUNO. Anche di questa affrancatura (vedi la già citata Circolare N. 42 del 22-4-44 del D.P.P.T. di Novara) era stato espressamente vietato l'uso per corrispondenze dirette all'estero. Perciò la lettera spedita da Iseo il 3-8-44 e diretta a Istambul, illustrata nel N. 111 di FILATELIA a pag. 38 e segnalata dal Sig. Aldo Rossi di Montecatini rappresenterebbe un classico esempio da catalogare nella classe D.
Il 29-1-45 la D.P.P.T. di Novara con Circolare n. 8 revoca l'autorizzazione all'uso del bollo R.P. PAGATO in quanto risulta che tutti gli uffici sono provvisti di regolari francobolli.
Fig. 6: Lettera in partenza da San Remo per Legino (Savona) in data 22-1-44. Al retro vi è il bollo di arrivo a Legino del 24-1-44. La quartina del recapito autorizzato da Cent. 10 è invece annullata in data 26-1 ed il bollo T.S. è applicato sotto la quartina. L'affrancatura di Cent. 40 è anomala sia essa da considerarsi come tassa semplice (ed in tal caso il bollo T.S. deve ritenersi apposto in partenza per indicare zona sprovvista di francobolli), sia come tassa doppia (ed allora il T.S. starebbe ad indicare l'uso dei recapiti autorizzati in luogo dei regolari segnatasse).
Fig. 7: Bollo R.P. PAGATO ed importo manoscritto di L. 1,75 per un espresso in partenza da Aosta il 25-1-44 per Genova. E' uno dei primi giorni d'uso.
Fig. 8: Lettera in partenza da Aosta per Genova il 2-2-44. Interessante l'uso, ad otto giorni di distanza dal bollo illustrato in Fig. 7, di un timbro completamente diverso (lunghezza 31 mm. contro i 34 mm. del precedente) e per di più scalpellato (molto maldestramente) delle lettere R.P. manoscritto, si nota l'importo riscosso di L. 0,50.
In Fig. 9 è illustrata una cartolina da Demonte (Cuneo) dell' 1-4-44. Il bollo R.P. PAGATO è di quelli non scalpellati e l'importo manoscritto di L. 0,30. Notevole la data di spedizione che dovrebbe essere uno dei primi, se non il primo giorno di uso regolarmente autorizzato. Infatti la D.P.P.T. di Novara avvertiva i propri uffici (in data 3-4-44) dell'avvenuta autorizzazione da parte della consorella di Cuneo all'uso del suddetto bollo. Può sembrare ragionevole che l'inizio di una nuova prassi coincidesse con il primo giorno del mese (anche se il mese in questione era quello di....Aprile !).
La Fig. 10 illustra l'uso del bollo R.P. PAGATO su di un piego spedito da Villafranca d'Asti il 25-4-44. Asti non figura tra le Direzioni Provinciali che abbiano autorizzato tale uso.
In Fig. 11 è illustrata una busta raccomandata in partenza da Savona il 19-7-44 per la città. Il bollo R.P. PAGATO risulta scalpellato delle lettere R.P. e non vi è traccia dell'ammontare della cifra riscossa a pagamento della tariffa postale. Anche Savona non figura tra le Direzioni Provinciali autorizzanti tale procedura.
Ritornando ora alla classificazione da noi proposta abbiamo: la busta della Fig. 1 è fuori classificazione in quanto si tratta di una normale lettera tassata perchè priva di affrancatura. Appartengono alla Classe A i documenti riportati alle Fig. 2, 4, 5 (per quanto attiene l'uso di francobolli per pacchi come segnatasse) e Fig. 6 (comunque sia l'interpretazione del bollo T.S.), 7, 8 e 9.
La cartolina della Fig. 3 appartiene alla Classe C, metre i documenti delle Fig. 10 e 11 appartengono alla Classe B.
Ci rendiamo perfettamente conto che tale classificazione apparirà macchinosa e difficile; ha però il pregio, a nostro avviso, di essere esclusivamente fondata sulla storia postale e di obbligare ad un attento studio di ogni pezzo. Più che per una possibile quotazione puramente commerciale vediamo in essa un efficace mezzo didatico e di ricerca estremamente utile per tentare di metter ordine in tale periodo di caos postale. Non escludiamo comunque la possibilità di tale quotazione; essa sarà resa possibile con l'aiuto di quanti, appassionati di storia postale di questo periodo, vorranno collaborare creando un vero e proprio gruppo di studio (sempre che la nostra classificazione riscuota consensi e venga accettata). Di ciò comunque si potrà riparlare alla fine di questa serie di articoli; anzi fin d'ora invitiamo i lettori ad esprimere il loro parere sia esso favorevole o contrario.
Riportiamo per ultimo in Fig. 12, un avviso di ricevuta con un timbro lineare "RUSSO ELVI" e, al posto del francobollo, la cifra riscossa L. 1. Si tratta di di un timbretto di origine privata della Signora Frausin Elvira nata Russo che prestava servizio presso l'ufficio postale di via Giorgio Vasari a Trieste. Sembra che questa prassi fosse normalmente usata dal suddetto ufficio postale per indicare la riscossione anticipata del porto. Alcune di queste strane affrancature furono tassate, altre invece accettate come regolari. Quella da noi illustrata, passata regolarmente per posta, reca il timbro di Trieste in data 19-5-45 e quello di arrivo di Porto d'Ischia (Napoli) del 18-8-45.
Dati i tempi, tre mesi per andare da Trieste ad Ischia non sembrano nemmeno molti se confrontati con quelli odierni. Secondo la nostra classificazione quest'ultimo esempio di affrancatura va posto nella classe C.